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Le caratteristiche

La demenza colpisce tutti gli aspetti della vita di una persona: come è, come pensa, come percepisce e come agisce. Ogni persona, però, ne viene colpita in modo differente e in modo differente reagisce a quanto le sta accadendo.

È difficile prevedere quali saranno i sintomi, l’ordine con cui appariranno e la velocità di progressione. Inizialmente i sintomi possono essere così lievi da passare inosservati sia a chi è colpito dalla demenza sia ai familiari e agli amici che gli stanno attorno. Con il progredire della malattia, però, diventano sempre più evidenti e cominciano ad interferire con le attività quotidiane e la vita di relazione.

La demenza si manifesta con un progressivo deterioramento delle funzioni cognitive, ovvero quelle che permettono alle persone di elaborare, programmare e realizzare risposte adeguate agli stimoli esterni: memoria, attenzione, linguaggio, prassie (capacità di eseguire in sequenza azioni più o meno complesse), gnosie (capacità di comprendere e riconoscere gli stimoli esterni).

Con il progredire della malattia accanto ai deficit cognitivi possono emergere disturbi psicologici e del comportamento. Talvolta invece gli aspetti emotivi anticipano gli altri.

I disturbi cognitivi

La perdita di memoria influenza in molti modi la vita di ogni giorno perché crea problemi di comunicazione, di sicurezza e di comportamento. Per capire come la memoria è colpita nella demenza è utile considerare i differenti tipi di memoria.

Memoria episodica

Questa è la memoria di tutti gli avvenimenti della nostra vita e può essere classificata in memoria a breve termine, che conserva le informazioni dell’ultima ora, e memoria a lungo termine. Sembra che le persone con demenza non abbiano difficoltà a ricordare eventi del passato ma possano dimenticare cose successe pochi minuti prima. Il ricordo di eventi lontani nel tempo può interferire con la vita di ogni giorno: per esempio la persona può eseguire movimenti “professionali”, legati cioè al lavoro che faceva, in contesti diversi da quello lavorativo.

Memoria semantica

Questa è la memoria del significato delle parole. A differenza della memoria episodica non è personale, ma comune a tutti coloro che parlano la stessa lingua. Per stabilire un dialogo con gli altri è necessario che il significato delle parole sia comune a tutti. La memoria episodica e quella semantica non sono localizzate nella stessa area del cervello, di conseguenza non vengono colpite nello stesso momento.

Memoria procedurale

Questa è la memoria di come si fanno le cose, come si usano gli oggetti. La perdita della memoria procedurale rende difficili le attività quotidiane come vestirsi, lavarsi, cucinare. Viene mantenuta più a lungo di quella semantica e per questa ragione si incontrano persone con demenza che hanno difficoltà a trovare le parole, che non ne capiscono il significato, ma che riescono, invece, a cantare vecchie canzoni, recitare il rosario o ricordare modi di dire. Un po’ come andare in bicicletta: non lo si scorda una volta appreso. 

 Questa memoria può aiutare nella quotidianità laddove alla vista di un cucchiaio o di un pettine la persona ricordi ancora i loro utilizzi.

La demenza tende a ridurre la capacità di mantenere l’attenzione su uno stesso stimolo. Può capitare per esempio che la persona con demenza abbia difficoltà a seguire un discorso per un periodo di tempo prolungato oppure non riesca a gestire due stimoli contemporaneamente, come guardare la televisione e fare conversazione con qualcuno.

Le persone con demenza hanno difficoltà, che tendono col tempo a diventare sempre più gravi, sia a parlare sia a capire il linguaggio verbale e non verbale. Con il termine “afasia” si indica la difficoltà o la perdita della facoltà di capire la lingua parlata e scritta come conseguenza del deterioramento del corrispondente centro nervoso (la parte del cervello responsabile della comunicazione). 

Con il graduale peggioramento del linguaggio, possono sorgere difficoltà di comunicazione che portano a frustrazione, confusione e talvolta persino a reazioni di rabbia. Non è raro che la persona con demenza cominci ad usare un linguaggio meno complesso (frasi più corte e/o un vocabolario limitato), prenda meno parte alla conversazione, si rinchiuda progressivamente in se stesso fino al punto di smettere completamente di parlare.

La capacità di comprendere il linguaggio non verbale è intaccata solo nelle fasi avanzate della malattia. Gli aspetti non verbali del linguaggio come l’inflessione e il tono della voce, lo sguardo, l’espressione del viso, il gesto, il linguaggio dei segni e il contatto fisico mantengono il loro potere comunicativo anche nelle fasi moderata e severa.

“Prassia” è il termine usato per descrivere la capacità di compiere sequenze di azioni più o meno complesse. La persona con demenza perde progressivamente questa capacità: all’inizio non è in grado di compiere attività complesse come guidare l’automobile o usare attrezzi particolari; successivamente non riuscirà a compiere anche attività semplici come allacciarsi le stringhe, vestirsi o curare l’igiene personale.

“Gnosia” è il termine usato per descrivere la capacità di riconoscere gli stimoli sensoriali di ogni tipo: oggetti, parole, persone ma anche condizioni personali (per esempio il capire di aver la demenza). Ci sono dunque tante diverse “gnosie” che si possono perdere nel tempo, a causa della malattia. Questo significa, per esempio, che la persona con demenza userà la forchetta invece del cucchiaio, una scarpa al posto di una tazza o un temperino invece della matita, e così via. Per quanto riguarda le persone, può venire meno la capacità di riconoscerle, non a causa della perdita di memoria, ma come risultato della mancata elaborazione da parte del cervello dell’identità di una persona in base alle informazioni fornite dalla vista.

I disturbi psicologici e del comportamento

Questi disturbi possono coinvolgere il pensiero e la percezione, l’affettività e il comportamento.

L’allucinazione è qualcosa che una persona crede di udire, vedere, sentire, ma che non esiste nella realtà ed è in genere di natura spiacevole.

Il delirio è quando il malato ha una convinzione di natura persecutoria che non è fondata: può ritenere che i familiari siano degli impostori, essere convinto che in casa ci siano persone immaginarie, scambiare la propria immagine allo specchio con quella di un’altra persona.

L’ansia è una sensazione di paura non legata a situazioni specifiche. La si vive quando si percepisce come difficoltoso, oppure come “disturbante” rispetto a una routine impostata, un evento o un compito che attiva sensazioni a noi fastidiose o difficili da tollerare. 

 La depressione si manifesta con tristezza e disinteresse per un periodo di tempo prolungato. La persona con demenza può essere malinconica, triste, avere crisi di pianto e isolarsi da tutti.

L’agitazione è una sensazione di nervosismo e può manifestarsi anche a livello motorio con iperattività, movimento continuo e senza alcuno scopo o finalità precisa, con l’affaccendarsi senza portare a termine.  

La disinibizione si manifesta anche con comportamenti sessuali impropri o con comportamenti strani e imbarazzanti.

L’apatia è la mancanza di iniziativa che si protrae per lungo tempo.

L’euforia è la manifestazione di una gioia incontrollata e senza motivo.

L’aggressività si può manifestare sia verbalmente che fisicamente e può essere causata dall’incapacità di comunicare i propri bisogni in modo tempestivo o di riconoscere come altrettanto importante la soddisfazione di quelli altrui.

Si possono inoltre manifestare disturbi del ritmo sonno-veglia (risvegli notturni e sonnolenza diurna) e modifiche dell’appetito e dell’alimentazione.

L’irritabilità emotiva è caratterizzata da improvviso cambiamento di umore senza un motivo apparente.

L’irrequietezza motoria si manifesta con il vagabondaggio sia all’interno sia all’esterno della propria abitazione e può verificarsi anche di notte a causa dell’insonnia

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DEMENZA E DEPRESSIONE

La demenza e la depressione sono i due disturbi neuropsichiatrici più comuni nelle persone anziane

Spesso coesistono e si manifestano con sintomi diversi, ma in parte anche analoghi. 

Questo rende difficile distinguerle in modo chiaro e, inoltre, allo stato attuale esistono molti e controversi studi che spiegano la coesistenza tra demenza e depressione.

Una prima ipotesi considera la depressione come un prodromo della demenza, ovvero un indizio che precede il manifestarsi dell’esordio del deficit cognitivo. La depressione può essere vista quindi sia come una modalità di reagire che la persona attua nelle fasi iniziali (ossia quando si rende conto che le difficoltà cognitive via via peggiorano) sia come causa che porterebbe ad una atrofia dell’ippocampo, area cerebrale deputata alla memoria e, quindi, all’insorgenza della demenza.

Una seconda ipotesi considera invece la depressione come una entità clinica indipendente dalla demenza, e sarebbe spiegata dal miglioramento dei sintomi in seguito all’utilizzo di una appropriata terapia antidepressiva. 

Soprattutto all’inizio non è facile distinguere tra un principio di demenza con sintomi depressivi e una depressione con deficit cognitivi (come deficit della memoria e scarsa concentrazione con aggiunta anche di altri sintomi, come l’apatia, il ritiro sociale e la scarsa energia).

Ad ogni modo, è possibile identificare alcuni elementi di differenziazione tra depressione e demenza, che si possono evidenziare in alcuni aspetti specifici, come l’anamnesi e il decorso clinico, il comportamento e i caratteri correlati ai disturbi di memoria, cognitivi e intellettivi. 

Rispetto alla storia della persona e al decorso clinico, nel disturbo depressivo si può spesso dire che la famiglia sia consapevole del disturbo e della sua gravità, l’esordio può essere identificato e datato con una certa precisione e spesso si ha una rapida progressione dei sintomi. La persona interessata dalla condizione di malessere si lamenta della propria situazione comunicandone il disagio e mostrandosi critica verso le difficoltà. 

Nella demenza invece la famiglia spesso non è conscia del disturbo e della sua gravità, l’esordio è più subdolo e può essere datato approssimativamente, la progressione dei sintomi è più lenta. La persona con demenza inoltre spesso tende a nascondere le proprie difficoltà, le riferisce in modo vago e, nelle fasi iniziali, si impegna a eseguire compiti anche molto semplici servendosi di note, calendari, ecc.

In realtà, allo stato attuale si può affermare che il persistere di una certa compromissione cognitiva anche dopo il miglioramento della depressione indichi la presenza dei primi stadi della demenza.

Ad ogni modo, è importante che, all’insorgenza dei primi campanelli d’allarme, la persona e la famiglia si mobilitino nel chiedere aiuto, poiché entrambe le condizioni rappresentano un’importante fonte di sofferenza e necessitano di un intervento tempestivo ed appropriato.