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Demenza: la prevenzione possibile

Negli ultimi anni sta catturando sempre più interesse il tema della prevenzione della demenza sia dal punto di vista della sanità pubblica sia da quello della ricerca clinica.

Numerosi studi stanno infatti mettendo in evidenza come l’insorgenza della demenza non sia solo ed esclusivamente legata all’età o a fattori genetici, ma anche ad alcuni fattori potenzialmente reversibili, su cui si può agire e che è possibile contrastare nel corso della vita.

Questa visione è stata accreditata anche dal primo rapporto redatto dalla Lancet Commission nel 2017, nel quale, grazie a una importante revisione sistematica della letteratura, è stato diffuso il ruolo di 9 fattori di rischio modificabili associati all’insorgenza della demenza: basso livello di istruzione, ipertensione, ipoacusia (non curata), obesità, fumo, depressione, inattività fisica, diabete, scarse relazioni sociali.

In un aggiornamento del 2020, la Lancet Commission ha aggiunto all’elenco anche l’eccessivo consumo di alcol, l’esposizione all’inquinamento atmosferico e i traumi cerebrali, arrivando così a un totale di 12 fattori di rischio (a luglio 2024, un ulteriore aggiornamento ha portato i fattori da 12 a 14, come vi abbiamo raccontato qui, ndr).

Questo nuovo studio ha riconosciuto che quasi il 40% dei casi di demenza a livello mondiale sarebbe attribuibile a questi 12 fattori di rischio.

Per potere avere una panoramica della situazione in Italia, l’Osservatorio Demenze dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha condotto un’analisi dei dati raccolti da due Sistemi di Sorveglianza in sanità pubblica –PASSI e PASSI d’Argento-, che sono utilizzati nella programmazione e nel monitoraggio degli interventi di prevenzione delle malattie croniche. In particolare, PASSI è dedicato alla popolazione adulta di 18-69 anni, mentre PASSI d’Argento è rivolto alla sola popolazione ultra 65enne di cui racconta condizioni peculiari.

Nasce così “Preventing dementia in Italy: Estimations of modifiable risk factors and public health implications” lo studio pubblicato lo scorso 13 gennaio, in cui il pool di ricercatori italiani si è concentrato sull’impatto di 11 dei 12 fattori di rischio indicati dalla Lancet Commission nel 2020, stimando che quasi il 40% dei casi di demenza in Italia potrebbe essere evitato.

È stato inoltre possibile calcolare la percentuale di casi di demenza attribuibile a ciascun fattore di rischio e di conseguenza quanti casi in meno si avrebbero se il fattore di rischio fosse eliminato.

Nella tabella di seguito, troviamo elencati gli 11 fattori di rischio considerati dalla ricerca italiana e la percentuale di “rischio” attribuibile a ciascuno di essi nella classe di età maggiormente rilevante:

Il rapporto italiano stima una quota di casi di demenza potenzialmente evitabili in linea con le stime a livello mondiale fornite dalla Lancet Commission. Si tratta tuttavia di un valore presumibilmente sottostimato per l’Italia, dal momento che lo studio esclude l’impatto dei traumi cranici, che sembra invece essere molto rilevante nello sviluppo della demenza.

Ad ogni modo, i dati pubblicati nella ricerca dell’ISS ci dicono che agendo sulla dispersione scolastica nei giovani, lavorando sulla prevenzione dei fattori di rischio cardiovascolari tra 45 e 65 anni, ponendo attenzione alla sedentarietà, alla solitudine ed all’isolamento isolamento in età avanzata ci si potrebbe teoricamente aspettare una riduzione del numero di nuovi casi di demenza nei prossimi anni.

Interessante poi l’analisi svolta con i dati disponibili per 19 Regioni, grazie ai quali è stati possibile calcolare sia il rischio a livello territoriale sia la possibilità di riduzione di casi di demenza se si riuscisse ad abbassare del 10% la presenza dei fattori di rischio:

La variabilità regionale non è trascurabile e riflette la diffusione dei fattori di rischio per ogni Regione.

Per esempio, possiamo osservare che la quota più alta di casi di demenza attribuibili ai fattori di rischio si stima in Campania a fronte di una percentuale più bassa in Toscana e Piemonte o nella Provincia Autonoma di Bolzano.

Concludendo, anche questo articolo va ad aggiungersi ai tanti lavori che sempre più stanno confutando con dati certi l’ipotesi che la demenza sia un’ineluttabile conseguenza dell’età, dimostrando invece il grande potenziale che ciascuno di noi ha nel ridurre il rischio agendo attivamente nel condurre una vita quanto più sana e regolare.