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UNA MALATTIA CHE TI PUGNALA ALLE SPALLE



L'Alzheimer è una malattia subdola, vigliacca....ti pugnala alle spalle. Potrei scrivere un libro, una enciclopedia dei 10 anni di malattia di papà, ora che se n'è andato....
Tanto tempo....tanto travaglio, tanti pensieri. Ricordo gli inizi...era il '98 e papà dimenticava spesso chiavi e cellulare ovunque. Ne ridevamo con lui e mai avremmo pensato che...
Lui era per noi il faro e la guida. Lui risolveva qualsiasi problema e la sua presenza era rassicurante. Nel '99 vedevamo che si stava "rimbambendo" un po'. Davamo la colpa all'età o ai pensieri di allora. Non riusciva più a gestire certe situazioni difficili e chiedeva a noi aiuto. Aveva in ballo la vendita della casa (con la figlia ancora nubile) e la cosa lo metteva inspiegabilmente in difficoltà...E la memoria diminuiva....Ma ancora non pensavamo a malattie strane... Troppi pensieri, dicevamo: il trasloco, suo papà malato, il figlio della sua compagna con problemi psichici...
Iniziai a preoccuparmi seriamente nella primavera del 2000 quando mi chiese di aiutarlo a fare la dichiarazione dei redditi (ne faceva a decine in poco tempo, prima....). Poverino, non riusciva più a concentrarsi, le facoltà intellettive venivano meno. Nel settembre di quell'anno le prime visite neurologiche: lieve deficit cognitivo che potrebbe essere causato da un deficit vitaminico (aveva i folati bassi). A volte sembrava che stava meglio, a volte dava segni preoccupanti: si continuava così nel dubbio di cosa potesse avere papà.
Il Natale 2000 passato insieme in famiglia fu in verità triste: mio papà non riusciva più a giocare a "scala 40" (era un campione prima) e la cosa iniziò a spaventarci.
Il 2001 fu l'anno peggiore da certi punti di vista: si pensava al peggio ma nello stesso tempo lo si rifiutava...la parolina Alzheimer però aveva già fatto capolino nei discorsi e nei pensieri, ma si sperava ancora...Papà peggiorava mese dopo mese e ci sentivamo impotenti. I medici lo visitavano, ma ancora non ci dicevano niente di sicuro. Dobbiamo osservarlo per un po' di tempo, ci dissero. Quanti dubbi, quante domande senza risposte, quante angosce. Quante notti passai quasi insonne e quante lacrime di disperazione... Accolsi quasi con un senso di lieve sollievo la diagnosi nel dicembre 2001 dell'Alzheimer: almeno sapevamo esattamente cosa aveva e cosa dovevamo fare.
Nel 2002, grazie ai farmaci, per qualche mese papà migliorò, ma poi il declino riprese senza più pause. Nel 2003 smise di guidare l'auto (che sofferenza per lui e per noi!) e nel 2004 già si perdeva, a volte, uscendo da solo di casa.
Il resto poi è stato, né più né meno, quello che ci si attendava da questa malattia neurodegenerativa. Si perde progressivamente la capacità di fare tutto. E' come osservare un grattacielo illuminato di sera con le luci che, piano piano, si spengono tutte, fino al buio totale...
Sarà un'enorme conquista dell'umanità riuscire a debellare questa malattia! Nel frattempo diamoci tutti da fare per aiutare le famiglie, sostenendo le associazioni, come questa, che dedicano tempo ed energie ad informare, sostenere, aiutare, promuovere.

Roberto


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Ultimo aggiornamento di questa pagina 13 aprile 2009