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CIAO NONNO ALDO



Ieri c'è stato il funerale del mio papà.
Diagnosticato nel giugno 2001, due anni di "grazia", poi il declino rapido, aggressivo, virulento della malattia.
Quando finalmente il Signore se l'è preso pesava forse 40 chili. Fino all'ultimo ha avuto momenti di lucidità: non è vero che "non capiscono". Solo non riescono più ad esprimersi. Le sue "risposte" sono state precise ed inequivocabili fino all'ultimo.
Se gli chiedevi un bacio te lo dava.
Se volevi dargli da mangiare chiudeva la bocca.
Sono certa che si sia tolto consapevolmente la flebo dal braccio.
Poche ore prima che morisse è arrivata l'infermiera a lavarlo e cambiarlo: lentamente ha cercato il lenzuolo e si è coperto, lui che era così riservato.
Io, come spesso, non c'ero.
Sono arrivata con il primo volo disponibile.
Non che faccia differenza.
Avevo pregato tante volte il Signore che se lo prendesse, che gli risparmiasse ulteriori "umiliazioni".
L'Alzheimer distrugge non solo la persona, ne distrugge la dignità, nonostante mia madre e mio fratello abbiano fatto "miracoli" per cercare di mantenerla intatta.
Fino all'ultimo l'hanno seguito, curato, coccolato, mai un momento di stanchezza.
Fosse stato per loro avrebbero continuato. Io invece sono grata al Signore per esserselo preso.
Mio padre era una persona semplice.
Non aveva studiato, non poteva insegnare con le parole: lo ha fatto con l'esempio.
Da lui abbiamo imparato il significato del sacrificio, dell'onestà, della correttezza, della generosità. Ma soprattutto dell'amore per la famiglia.
Tutta la sua vita l'ha spesa per noi, per i suoi "monelli", per la sua adorata moglie, che scherzosamente chiamava la "padrona": mia madre è stata la padrona del suo cuore per 56 anni.
E gli screzi e i problemi che tutte le coppie hanno, questo non possono cancellarlo.
Il Signore gli ha concesso la consolazione di vedere guarito il figlio che si era ammalato da ragazzo: in 19 anni, mai un cedimento, mai un momento di disperazione.
Il suo ottimismo, la sua speranza lo avevano aiutato ad arrivare a quel giorno di ottobre 2001 quando finalmente il suo adorato Lallo è guarito.
C'è un episodio che vi voglio raccontare.
La malattia non aveva ancora preso il sopravvento sulle sue capacità espressive. Durante un controllo la neurologa gli chiese di scrivere una frase, una qualsiasi.
Senza incertezza, seppur con calligrafia ormai già incerta lui scrisse:
"Io voglio molto bene a mia moglie e ai miei figli" e dopo qualche secondo aggiunse "e ai miei nipoti".
Questo era il mio papà.
Ciao Nonno Aldo

Daniela D'Onofrio


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