Logo Alzheimer Italia

MIA NONNA



Mia nonna è una bambina.
E' una tenera creatura che non sa parlare, non sa mangiare e non sa camminare.
Mia nonna ha grandi occhi grigi che guardano nel vuoto, a volte pieni di gioia, a volte gravidi di disperazione.
Mia nonna ha un mondo tutto suo, un mondo speciale, senza tempo, senza spazio, senza luogo.
Mia nonna si è persa, giorno dopo giorno, in un bosco dal quale non uscirà più.
Mi guarda negli occhi, dalla sua poltrona, ed è come se volesse raccontarmi una vita che non ricorda più.
Non sa di avere dei figli, non sa di aver amato un uomo, non si è accorta che adesso lui non c'è più.
E' così diversa adesso.
Non conosce il mio nome, non sa chi sono, ma è sempre gentile con me.
Quando riesce a parlare, si rivolge a me, dandomi del Lei; non ricorda più le carezze rassicuranti che mi faceva, mentre io ero avvolta tra le sue braccia.
Non mi racconta più le favole e non mi prepara più la merenda.
Adesso sono io che la accudisco, che le do da mangiare e la rassicuro che la sua mamma è uscita, ma tornerà presto.
Mia nonna non si vergogna più, non arrossisce più, come un tempo.
Era una donna fragile e forte allo stesso tempo.
La immagino ventenne, a metà degli anni '30, camminare a testa alta, per la via principale del borgo, con la sua gonna corta, e con un trucco leggero sul viso,
consapevole della sua classe innata, sfoggiata in maniera spudorata e discreta allo stesso tempo.
Era così bella, da essere invidiata dalle coetanee, che vedevano in lei una pericolosa rivale in amore. E, di questo, andava molto fiera.
Adesso, si spegne giorno dopo giorno, come una candela sotto una campana di vetro.
Il suo sguardo è sempre più assente, le sue mani tremano sempre di più ed io non posso far altro che assistere a questo doloroso calvario, impotente di fronte ad una realtà così crudele, che mi sta privando della persona che più di ogni altra, mi ha insegnato, i primi passi della mia vita.
Piango.
Clo


Ritorna alla Sala di scrittura