L'età incerta e l'illusione necessaria
Oggi sempre più anziani chiedono aiuto a una nuova figura di medico: lo psicogeriatra. Ma questi è in grado di dare
risposte a una domanda destinata a crescere nel tempo? Scrive Alberto Spagnoli, neurologo e psicoanalista del Centro
italiano di psicologia analitica (Cipa): “La psicogeriatria attuale presenta un paradosso che va contrastato: è senza
psiche. Ha cestinato l’anima rinunciando a pensare il disagio anche in termini di paura, smarrimento, momento critico di
un’esistenza in divenire”. E avverte: “So bene che proporre di portare la psicoanalisi nelle case di riposo fa
ridere, ma questa risata dà la misura sia della distanza che ci separa dalla civiltà, sia del ritardo della psicologia”.
Non esiste un unico anziano, malato nel corpo e nell’anima: esistono tanti anziani, ognuno con la propria inquietudine,
che va ascoltata e raccolta per dare un senso, prima, alla fase matura e, poi, a quella conclusiva della vita. Come?
Secondo Spagnoli “oggi possiamo meglio qualificare l’antico imperativo medico dell’agire in scienza e coscienza e
praticare una filosofia di cura che integri la medicina basata sulle evidenze con la medicina basata sulla relazione”.
Avendo ben chiare in mente tre relazioni: col paziente e i suoi familiari; nell’ambito del gruppo di lavoro; con la
soggettività di ciascun individuo.
Obiettivo finale è dare un senso alla longevità. Traguardo raggiungibile? Alberto Spagnoli rilancia il quesito:
“La società attuale è in grado di dare dignità alla vecchiaia oppure con una mano offre servizi, assegni di
accompagnamento, Università della terza età, ma con l’altra sottrae dignità all’invecchiamento, relegandolo tra i
disvalori collettivi?”.
© 2006 Notiziario Alzheimer Italia n.31
Stampa